Tendinite di Achille e alimentazione
Nella tendinite di Achille è utile l’alimentazione per modificare i comportamenti alimentari che favoriscono le infiammazioni e per ridurre eventuali carichi eccessivi. La tendinite di Achille descrive una malattia del tendine che consegue generalmente un sovraccarico biomeccanico. La tendinite di Achille coinvolge i tessuti adiacenti configurando una paratendinite o peritendinite achillea. La tendinite di Achille procede poi dall’infiammazione dei tessuti immediatamente circostanti il tendine verso la degenerazione del tendine stesso culminando in micro-rotture o rottura completa. La tendinite di Achille può colpire sia giovani sportivi sia persone sedentarie di mezza età, se impegnano tale tendine oltre il limite della biomeccanica, I sintomi sono il dolore della zona interessata, il gonfiore lungo il tendine vicino al calcagno e le rigidità della caviglia. Dal punto di vista anatomico, il tendine è la parte terminale di un muscolo che s’inserisce a livello di un osso chiamato calcagno che si trova a livello del tallone. La diagnosi di tendinite di Achille è generalmente clinica. Si possono impegnare l’ecografia, che non evidenzia però molto salvo un ispessimento dei tessuti molli. La radiografia può evidenziare alterazioni nella forma del calcagno. Maggiormente precisa la risonanza magnetica nucleare, per valutare l’infiammazione dei tessuti attorno al tendine e il suo eventuale grado di degenerazione interna. La tendinite di Achille può essere causata o favorite dai seguenti fattori:
– biomeccanica eccessiva
– biomeccanica errata
– calzature non rispettose della biomeccanica
– perdita di massa magra e aumento di massa grassa
– età biologica
– infiammazioni croniche
– malformazioni congenite
– errori nel portamento e postura
– malattie reumatiche
– stress emozionale
La terapia della tendinite di Achille in medicina convenzionale adotta presidi fisici farmacologici e chirurgici. Il tendine di Achille non possiede una grande capacità di rigenerazione e le sue patologie guariscono lentamente. In fase acuta si può usare il ghiaccio localmente. La successiva immobilizzazione e la somministrazione di antinfiammatori procedono per tempi da valutare secondo i casi. Successivamente si somministra trattamento fisioterapico. Il trattamento con cortisonici è controindicato per il rischio di rottura del tendine. Per i casi più gravi si sottopone la persona a un intervento chirurgico. Lo scopo dell’intervento chirurgico è la rimozione del tessuto attorno al tendine di Achille cronicamente infiammato e del tessuto degenerato al suo interno.
La alimentazione è utile nella tendinite di Achille per ridurre l’ infiammazione cronica e la situazione metabolica iperacida tipica in questi pazienti. Nel trattamento della tendinite di Achille l’alimentazione limita l’infiammazione tendinea o osteoarticolare con strategie alimentari atte ad abbassarla progressivamente. In tale contesto è necessario contrastare anche l’acidosi associata. Secondo l’alimentazione le abitudini alimentari interferiscono in modo significativo con il corretto equilibrio del cortisolo. Stress e alimentazione inadeguata comportano, infatti, una disregolazione anche del ritmo circadiano dei glucocorticoidi. Il cortisolo dovrebbe esprimere la sua acrofase circadiana intorno alle nove del mattino e la sua batifase circadiana a mezzanotte. Alla presenza di stress sia endogeno, sia esogeno e a ritmi alimentari non coerenti, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Questa è caratterizzata da perdita d’equilibrio tra gli ormoni CRH, ACTH e cortisolo. Gli effetti negativi di una circadianità perduta cortisolo e delle alterate retroazioni ormonali comportano l’alterazione della corretta risposta infiammatoria. Un’alimentazione corretta tramite l’alimentazione secondo le retroazioni ormonali oltre a comportare un efficiente processo digestivo determina un equilibrio acido-base e un contenimento della risposta infiammatoria. Tale condizione corrisponde per il paziente affetto da tendinite di Achille a un equilibrio di base più favorevole. Il paziente alimentato in alimentazione con una sequenza nutrizionale, corretta da rapporti glicemici commisurati alla circadianità del cortisolo e soprattutto conservanti la massa magra, è contenuto nella risposta algica e infiammatoria.
La alimentazione oltre a rappresentare un presidio per la terapia è anche uno strumento di prevenzione importante. La alimentazione e la cura sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento tramite alimentazione è integrativo di altri strumenti di terapia. La alimentazione richiede, esami strumentali, valutazione dei sintomi e delle cause, diagnosi, conoscenza dei rimedi adatti al paziente, conoscenza di tutte le altre forme di terapia per la quali l’alimentazione possa costituire alternativa o integrazione. Pertanto somministrare alimentazione è atto medico e deve essere esercitata da un medico competente. Per l’alimentazione si consiglia di rivolgersi a un medico che operi solo tramite la verifica strumentale delle sequenze nutrizionali e delle terapie associate proposte al paziente. Sequenze nutrizionali basate solo sull’esperienza del medico, senza verifica strumentale della composizione corporea e degli altri parametri sono caratterizzate da imperfezioni metodologiche non necessarie. Il trattamento in alimentazione del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario la alimentazione stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Dieta a Roma