Mal di schiena e alimentazione coerente con il trattamento
Nel mal di schiena è utile la alimentazione per evitare i comportamenti alimentari che lo favoriscono e per aumentare i cibi a PRAL negativo. Si tratta di una metodica complessa integrata in una terapia che non concludere solo con indicazioni sullo stile di vita. La alimentazione è però particolarmente importante in tutte le patologie infiammatorie che provocano dolore e disfunzione. Il mal di schiena è una sensazione d’intenso dolore ai lombi che si proietta verso le gambe. Al dolore possono essere associate le parestesie, sensazioni sine materia, e la difficoltà motoria. La sintomatologia dolorosa è spesso unilaterale e talvolta bilaterale. Il mal di schiena può essere determinata da molti fattori.
Talvolta la causa del mal di schiena è in relazione alla compressione del nervo a livello lombare magari in seguito ad una protrusione del disco intervertebrale corrispondente. I dischi agiscono da ammortizzatore per le forze meccaniche sopportate dalla colonna, ma sono talvolta un punto di fragilità della colonna stessa. Un disco intervertebrale può allora fuoriuscire dalla sua sede fisiologica e comprimere meccanicamente il nervo. Una ulteriore causa del mal di schiena è la compressione del nervo dovuta alla stenosi del canale vertebrale, una condizione nella quale il canale vertebrale si restringe determinando una sollecitazione meccanica. Infine altra causa della mal di schiena può essere la tensione muscolare e la compressione vertebrale conseguente a un carico improprio della colonna.
La diagnosi di mal di schiena e della causa esatta che lo determina precede ogni trattamento. Per la diagnosi si ricorre agli esami radiografici, la risonanza magnetica, l’elettromiografia e gli esami di laboratorio. La alimentazione non è una terapia del mal di schiena in fase acuta ma può essere applicata per ridurre l’ infiammazione cronica e la situazione metabolica iperacida tipica dei pazienti con mal di testa e che favorisce l’insorgenza. Nel trattamento la alimentazione limita l’infiammazione cronica con strategie alimentari atte ad abbassarla progressivamente. In tale contesto è necessario anche contrastare l’ acidosi associata al dolore. Le abitudini alimentari interferiscono in modo significativo con il corretto equilibrio del cortisolo. Stress e alimentazione inadeguata comportano, infatti, una disregolazione anche del ritmo circadiano dei glucocorticoidi. Il cortisolo dovrebbe esprimere la sua acrofase circadiana intorno alle nove del mattino e la sua batifase circadiana a mezzanotte. Alla presenza di stress sia endogeno, sia esogeno e a ritmi alimentari non coerenti, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Questa è caratterizzata da perdita d’equilibrio tra gli ormoni CRH, ACTH e cortisolo. Gli effetti negativi di una circadianità perduta cortisolo e delle alterate retroazioni ormonali comportano tra oltre altre infauste conseguenze un’interferenza con l’equilibrio ormonale e l’alterazione della corretta risposta immunitaria. Una delle caratteristiche fondamentali del alimentazione clnica è il metodo d’indagine strumentale ovvero la misurazione bioimpedenziometrica dei parametri metabolici, della composizione corporea e della tomografia elettrolitica extracellulare del soggetto preso in esame. Un’alimentazione corretta in alimentazione secondo le retroazioni ormonali oltre a comportare un efficiente processo digestivo determina un equilibrio acido-base anche un contenimento della risposta infiammatoria e del dolore. La alimentazione determina per il paziente a un equilibrio di base più favorevole. Il paziente alimentato in alimentazione con una sequenza nutrizionale, corretta da rapporti glicemici commisurati alla circadianità del cortisolo e soprattutto conservanti la massa magra, è contenuto nella espressione del dolore. La alimentazione, la risposta infiammatoria e il dolore sono interconnessi da precisi feedback ormonali utilizzabili in terapia.
Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, assicurandosi che operi le scelte in terapia tramite l’ analisi della composizione corporea. Il trattamento in alimentazione del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello