Luppolo in una alimentazione coerente con la prevenzione o terapia
L’ impiego di fitoterapia e in particolare del luppolo in una alimentazione coerente con prevenzione o terapia è utile per contenere la eventuale necessità di farmaci. Il luppolo è una pianta perenne rampicante con fusti dotati di peli rigidi e curvi che può raggiungere i 7 -8 metri d’altezza. La fioritura del luppolo avviene in estate. I frutti sono degli acheni di colore grigio-cenere. Le infiorescenze femminili sono ricche di ghiandole resinose secernenti una sostanza giallastra e dal sapore amaro, composta da luppolina, da polifenoli e numerosi oli essenziali, che sono utilizzati per aromatizzare con il suo gusto caratteristico. Il luppolo cresce spontaneamente sulle rive dei corsi d’acqua, lungo le siepi, ai margini dei boschi, dalla pianura fino a un’altitudine di 1.200 metri se il clima non è troppo ventoso e umido. La sua presenza è molto comune nell’Italia settentrionale. Il luppolo è usato soprattutto nel processo produttivo della birra per modificare il sapore dolce del malto, ma anche da conservante naturale in quanto possiede proprietà antibatteriche. Del luppolo si usa la polvere resinosa delle infiorescenze femminili. Tradizionalmente i fiori sono stati usati come trattamento per l’insonnia. A tal fine si confezionavano cuscini riempiti di questi fiori, usati come guanciale da chi soffriva d’insonnia.
In passato si riteneva che questo rampicante influenzasse anche la sfera sessuale, talvolta inibendo la libido, secondo altri stimolandola. Le maldicenze sulle giovani donne che raccoglievano questa pianta nei boschi derivano dall’esaltazione narrativa di quest’azione del luppolo. Secondo la tradizione popolare, il luppolo aumenterebbe il volume dei seni e spesso le balie utilizzavano la birra per aumentare la produzione latte. In realtà questa pianta contiene fitoestrogeni che possiedono un’azione stimolante sulla ghiandola mammaria, ma proprio per questo è controindicato durante l’allattamento al seno. In cucina si utilizzano i getti apicali della pianta di luppolo selvatico denominati anche aspargina, luvertìn, lavertìn, vantis, viticedda o luperi a seconda delle regioni. Il luppolo è utilizzato come il più comune asparago da cui l’errata denominazione “asparago selvatico”. I germogli o getti di luppolo selvatico utilizzati per uso culinario, sono però più gustosi e più grandi degli asparagi. Si possono anche raccogliere gli ultimi 20 cm di pianta e far lessare per 5-10 minuti, condire con olio, sale e limone. Gustosi anche in risotti, frittate e minestre.
In fitoterapia s’impiega il luppolo, humulus luppulus, le infiorescenze dei fiori femminili raccolti in autunno. Il luppolo contiene 8-renilnaringenina, ovvero fitoestrogeno, lupolone, luppolina, tannini, resine, oli essenziali, alcoli monoterpenici, principio amaro e oltre 150 sostanze aromatiche. Per la fitoterapia esisto preparazioni commerciali che impiegano generalmente un dosaggio di 200mg al giorno nelle formulazioni in capsule. Altrettanto diffusa in fitoterapia è l’assunzione in forma di tisane. La pratica di fumare il luppolo per la sua parentela con la cannabis è francamente da sconsigliare.
Si apprezza in fitoterapia il luppolo per le seguenti qualità:
- sedativo per i disturbi del sonno
- disturbi gastrici nervosi secondari a stress
- ansia
- infiammazioni croniche
- demineralizzazione
- menopausa
- dismenorrea e irregolarità mestruali
Il luppolo è usato in fitoterapia come sedativo e può avere un effetto depressivo additivo quando somministrato con psicofarmaci. A causa delle potenziali interferenze negative si consiglia particolare attenzione quando il luppolo è somministrato insieme a antidepressivi, sedativi e anticonvulsivanti L’eccessiva depressione del sistema nervoso centrale si manifesta con sonnolenza, vertigini, alterazione della coordinazione motoria e della concentrazione. Altrettanto controindicato è il luppolo come rimedi di fitoterapia durante la gravidanza e durante l’allattamento.
La alimentazione e la prescrizione di fitoterapia esigono competenza congiunta in entrambi i campi ed è pertanto consigliabile rivolgersi a un medico esperto. Eccessi e difetti nei dosaggi possono essere causa di disturbi piuttosto che la loro soluzione. Le interazione della fitoterapia con la alimentazione è vantaggiosa per il paziente, ma richiede una precisa valutazione. L’automedicazione è pertanto poco raccomandabile. Tutte le valutazioni sono da rapportare all’ analisi di composizione corporea, necessaria per stabilire con precisione nel singolo paziente, la alimentazione corretta e la somministrazione di fitoterapia. Anche i campi emozionali e i conflitti biologici patiti dal paziente sono oggetto di indagini perchè la composizione corporea esprime interazioni precise anche a livello emozionale e mentale.
La alimentazione coerente con il trattamento non è applicata solo al fine di ottimizzare il peso forma, ma sopratutto per contenere la risposta infiammatoria e la acidificazione associata a molte patologie. Si tratta di una metodica complessa che considera la scelta del cibo e dello stile di vita parte integrante di una terapia. Una alimentazione coerente con il trattamento si associa efficacemente a terapia farmacologica consentendo di ridurne il dosaggio, motivo evidente per il quale è spesso banalizzata e trascurata nelle prescrizioni. La alimentazione coerente è anche uno strumento di prevenzione importante per molte malattie. Cibo e cura sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento tramite alimentazione è integrativo e non sostitutivo di altri strumenti di terapia. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, assicurandosi che operi le scelte in terapia tramite l’ analisi della composizione corporea. Il trattamento in alimentazione del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello